I viaggi di Enea
Sono tanti gli Enea contemporanei che fuggono un mondo, il loro mondo alla ricerca della felicità o solo di una vita dignitosa. C’è chi fugge da un Paese in guerra, chi dalla fame, chi dall’obbligo del servizio militare, chi più semplicemente lascia il Sud per il Nord. Ognuno ha il proprio impeto, la propria meta. Salta su quel gommone e affronta il buio, l’oscurità densa e silente della notte, del mare e del cielo e nient’altro intorno. Un’oscurità dove mare e cielo si distinguono e dividono solo grazie ai punti luminosi delle stelle, o per la luce della luna che illumina la rotta. Gommoni bianchi, viscidi, scomposti perché troppo carichi, galleggiano a fatica come se si contorcessero su loro stessi, inghiottendo centinaia di teste che vedo da lontano sbirciare la luce. Tutto è molto veloce, si intercettano, si cala la scialuppa in mare e si parte. Si lanciano i giubbotti salvagente arancioni chiedendo loro di indossarli. Quelli che hanno sono inutili, non galleggiano. E poi una danza di mani tese inizia a tirarli sulla scialuppa. Prima le donne e i bambini e si parte, in un andirivieni di viaggi per portarli in salvo sulla nostra imbarcazione.
Una storia di umanità, di vita che scorre intorno a noi indisturbata o avvolta da troppo rumore da non essere compresa, nella sua semplicità e disperazione.