Le Fraschette. Da campo di concentramento a raccolta di rifugiati e profughi. Gennaio 2016
Il campo di concentramento Le Fraschette di Alatri entrò ufficialmente in funzione il 1° ottobre 1942 per perseguire, attraverso un massiccio trasferimento di popolazione, una “bonifica etnica”. Arrivò ad ospitare fino a 5500 internati, tra cui molti bambini ed anziani, i quali, vissero in condizioni disagiate a causa della carenza di cibo, medicinali e vestiario.
I primi ad arrivare furono gli anglo-maltesi residenti in Libia poi iniziò il trasferimento di civili provenienti dalla Venezia Giulia, dalla Slovenia, dalla Dalmazia e dalla Croazia. Gli internati arrivarono a Le Fraschette con i pochi bagagli a mano presi all’ultimo istante dalle proprie abitazioni durante le concitate fasi del rastrellamento effettuato dalla polizia militare italiana.
Alla fine della seconda guerra mondiale il Campo venne utilizzato come Centro Raccolta Profughi (C.R.P.). Ospitò centinaia di persone che chiedevano all’Italia una sistemazione abitativa ed un lavoro per ricominciare ad avere una vita normale. Erano lavoratori cacciati dalla Libia, Tunisia, Somalia, Egitto ma anche profughi dell’Europa dell’Est.
Dagli anni ’60 inizia l’ultima parte della storia del Campo Le Fraschette.
Una storia che è legata alla fine del colonialismo, quando nazioni come l’Egitto, la Tunisia e poi la Libia decretarono nazionalizzazioni ed espulsioni degli immigrati europei.Questa sorte toccò, anche a molti nostri connazionali che vennero ospitati nel Centro Raccolta Profughi di Alatri. Fu in questo periodo, infatti, che il Campo Le Fraschette entrò nella sua “terza fase”: i capannoni furono ristrutturati e resi più fruibili, pronti ad ospitare gli italiani che venivano rimpatriati.